Keith Hunter Jesperson è cresciuto in una famiglia problematica nella Columbia Britannica, in Canada. Fin da giovane, mostrò segni di comportamento disturbato. Ad esempio, torturava animali, una caratteristica comune nei serial killer. Era anche bullizzato a scuola a causa della sua stazza e delle sue difficoltà a relazionarsi con gli altri. Questi elementi hanno contribuito a formare la sua personalità disturbata.
Nel 1975, all’età di 20 anni, Jesperson si trasferì negli Stati Uniti e iniziò a lavorare in vari lavori, tra cui il camionista, che in seguito avrebbe usato come copertura per i suoi omicidi. Ha sposato Rose Hucke nel 1975 e hanno avuto tre figli insieme. Tuttavia, la loro relazione era turbolenta e finirono per divorziare nel 1990. La fine del matrimonio segnò l’inizio del periodo in cui Jesperson iniziò ad uccidere.
Jesperson ha commesso il suo primo omicidio riconosciuto nel 1990, strangolando una donna di nome Taunja Bennett. Per coprire le sue tracce, ha fatto sembrare che fosse stata uccisa durante una rapina. Nel corso dei successivi cinque anni, Jesperson ha ucciso almeno altre sette donne, anche se ha affermato di averne uccise molte di più. Ha spesso lasciato i corpi delle sue vittime lungo le strade o in aree isolate.
Dopo aver commesso questi omicidi, Jesperson ha iniziato a mandare lettere anonime ai giornali e alla polizia nelle quali rivendicava le uccisioni. In queste lettere, disegnava una faccina sorridente, guadagnandosi così il soprannome di “Killer della firma felice“. Jesperson era frustrato dal fatto che altre persone stavano prendendosi il merito dei suoi crimini o venivano incolpate ingiustamente per le sue azioni.
La sua carriera criminale è giunta al termine nel 1995, quando è stato arrestato per l’omicidio di una donna di nome Julie Winningham. Durante l’interrogatorio, ha confessato anche gli altri omicidi. Jesperson è stato condannato all’ergastolo e attualmente sta scontando la sua pena in una prigione dell’Oregon. In seguito, ha affermato in varie interviste che i suoi omicidi erano il risultato di una rabbia incontrollabile che si era accumulata nel corso della sua vita.
Modus Operandi di Keith Jesperson
Il modus operandi di Keith Jesperson era piuttosto costante nei vari omicidi che ha commesso. Ecco i principali elementi del suo modus operandi:
Selezione delle vittime: Jesperson selezionava le sue vittime tra donne che considerava vulnerabili o facili da manipolare, come prostitute o donne con problemi di droga. Le sue vittime erano spesso donne che incontrava durante i suoi viaggi come camionista.
Jesperson approcciava le sue vittime con una certa gentilezza, offrendo loro passaggi o alloggi. Le sue vittime spesso lo vedevano come un amico o un protettore, il che gli permetteva di guadagnare la loro fiducia. Jesperson uccideva le sue vittime strangolandole. La strangolazione era il suo metodo preferito perché non lasciava tracce evidenti di violenza e gli permetteva di controllare la situazione. In alcuni casi, legava le vittime per impedirgli di fuggire o resistere.
Dopo aver ucciso le sue vittime, Jesperson abbandonava i loro corpi in luoghi isolati lungo le autostrade o in aree remote. Questo gli permetteva di nascondere le prove e rendeva difficile per la polizia collegare i vari omicidi.
Rivendicazione degli omicidi: Jesperson ha iniziato a rivendicare i suoi omicidi inviando lettere anonime ai giornali e alla polizia. In queste lettere, descriveva i dettagli degli omicidi e disegnava una faccina sorridente, guadagnandosi così il soprannome di “Killer della firma felice”. Questo comportamento suggerisce che Jesperson desiderava ottenere riconoscimento per i suoi crimini.
Jesperson cercava di depistare le indagini manipolando le scene del crimine o facendo sembrare che le sue vittime fossero state uccise in circostanze diverse. Ad esempio, ha fatto sembrare che il suo primo omicidio fosse il risultato di una rapina andata male.
Jesperson è considerato un serial killer organizzato perché pianificava attentamente i suoi omicidi, selezionando le sue vittime, guadagnando la loro fiducia e nascondendo i corpi in luoghi isolati. Ha anche cercato di depistare le indagini manipolando le scene del crimine.
Riferimenti culturali
Keith Hunter Jesperson ha attirato molta attenzione da parte dei media a causa della sua natura brutale e dei dettagli inquietanti delle sue azioni. Questa attenzione ha portato alla produzione di diversi programmi televisivi, documentari, libri e altri media che si sono ispirati alla sua storia o che l’hanno analizzata.
Libri: “I: The Creation of a Serial Killer” è un libro di Jack Olsen che offre una visione approfondita della vita e della mente di Keith Jesperson. Olsen ha intervistato Jesperson in prigione e il libro racconta la storia dei suoi omicidi dalla sua prospettiva.
Documentari e programmi televisivi: La storia di Jesperson è stata raccontata in vari programmi televisivi e documentari dedicati ai crimini reali, tra cui “Born to Kill?” e “Mind of a Monster”. Questi programmi esplorano la psicologia di Jesperson e cercano di capire come e perché ha commesso questi omicidi.
Film: Sebbene non vi siano film direttamente ispirati a Jesperson, alcuni film sul crimine e sui serial killer potrebbero essersi ispirati alla sua storia. Ad esempio, il film del 2010 “Hunt to Kill” è liberamente ispirato alla storia di Jesperson, anche se non è una rappresentazione accurata della sua vita.
Podcast: Con l’aumento della popolarità dei podcast, la storia di Keith Jesperson è stata esplorata in diversi episodi di podcast dedicati ai crimini reali. Questi podcast esplorano la sua vita, i suoi omicidi e il contesto in cui ha agito.
Reportage giornalistici: La storia di Jesperson ha attirato molta attenzione da parte dei media, e molti giornali e riviste hanno pubblicato articoli dettagliati sui suoi crimini. Questi articoli spesso includono interviste con investigatori, familiari delle vittime e talvolta con lo stesso Jesperson.
Analisi criminologiche: Molti criminologi e psicologi forensi hanno analizzato il caso di Jesperson per cercare di comprendere la sua psicologia e il motivo per cui ha commesso questi omicidi. Queste analisi sono state pubblicate in riviste accademiche e presentate in conferenze sul crimine e sulla psicologia forense.
La storia di Keith Jesperson ha lasciato un segno indelebile nella cultura popolare e continua a essere esplorata in vari media. La sua storia ha alimentato l’interesse per i serial killer e per la psicologia che si nasconde dietro questi crimini terribili.
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