Vasili Komaroff, noto come “Il Macellaio di Mosca”, è uno dei più famigerati serial killer della storia russa. Conosciuto per la sua brutalità e il numero impressionante di vittime, Komaroff terrorizzò Mosca negli anni ’20. Questo articolo esplora la sua biografia, il suo modus operandi dettagliato e l’impatto culturale delle sue azioni, cercando di comprendere come un uomo sia potuto diventare uno dei più prolifici assassini della Russia.
Biografia
Vasili Ivanovič Komaroff, nato come Vasilij Terent’evič Petrov, venne al mondo nel 1871 a Vicebsk, nell’odierna Bielorussia, all’epoca parte dell’Impero Russo. Cresciuto in una famiglia di classe operaia, la sua infanzia fu segnata dalla povertà e dall’alcolismo dei genitori, una condizione che lo spinse a sua volta verso l’alcolismo a soli 15 anni. Dopo un periodo nell’esercito russo e vari trasferimenti, Komaroff finì per vivere a Mosca con la seconda moglie, Sofia, e i figli di lei.
Nel 1920, dopo la guerra civile russa, Komaroff si stabilì nel distretto di Šabolovki a Mosca. Qui affittò un cavallo e una carrozza, iniziando a lavorare come tassista e a compiere vari furti, vendendo la merce rubata al mercato. Fu in questo periodo che iniziò la sua carriera di assassino seriale.
Modus Operandi
Komaroff adescava le sue vittime, prevalentemente uomini, utilizzando il suo lavoro di tassista come copertura. Invitava i clienti interessati all’acquisto di cavalli a visitare la sua scuderia, un luogo appartato dove poteva agire senza essere visto. L’abilità di Komaroff nel convincere le sue vittime a seguirlo dimostra una certa destrezza e manipolazione psicologica, elementi tipici nei serial killer.
Una volta arrivati alla scuderia, Komaroff faceva ubriacare le sue vittime con della vodka, riducendo così la loro capacità di difendersi. Quando le vittime erano sufficientemente intossicate, Komaroff le strangolava con una corda o le colpiva alla testa con un martello, metodo che garantiva una morte rapida e silenziosa. Questo approccio riflette una combinazione di sadismo e pragmatismo, mirato a minimizzare il rischio di scoperta immediata.
Smaltimento dei Cadaveri
Dopo aver ucciso le sue vittime, Komaroff svuotava i corpi del sangue per ridurre il peso e facilitarne il trasporto. I cadaveri venivano poi avvolti in sacchi di tela e gettati tra i rifiuti, nel fiume Moscova o nascosti in edifici abbandonati. La scelta dei luoghi di occultamento dimostra una certa familiarità con la geografia urbana di Mosca e una capacità di sfruttare le condizioni ambientali a suo favore.
Sofia, la moglie di Komaroff, inizialmente ignara dei crimini del marito, finì per diventare sua complice. La sua partecipazione si limitava principalmente all’occultamento dei cadaveri e alla gestione dei beni rubati. Questa collaborazione, sebbene limitata, fu sufficiente per coinvolgerla nei crimini del marito e condannarla insieme a lui.
Komaroff commetteva i suoi omicidi principalmente il mercoledì e il venerdì, giorni in cui frequentava il mercato per vendere la merce rubata. Questa routine fissa contribuì alla sua eventuale cattura, poiché permise alla polizia di identificare un pattern e restringere il cerchio delle indagini. La regolarità degli omicidi suggerisce un bisogno compulsivo di uccidere, tipico di molti serial killer.
L’Arresto e il Processo
Nel 1923, a seguito di numerosi ritrovamenti di cadaveri, la polizia iniziò a sospettare di Komaroff. Le indagini rivelarono che le vittime sparivano regolarmente ogni mercoledì e venerdì, gli stessi giorni in cui Komaroff frequentava il mercato. Dopo aver accumulato sufficienti prove, la polizia perquisì la sua casa e trovò un cadavere nascosto in una stalla. Komaroff tentò la fuga ma fu catturato il giorno successivo nel villaggio di Nikol’skij.
Il Processo e la Condanna
Komaroff confessò gli omicidi con indifferenza, dichiarando di non provare alcun rimorso e affermando che avrebbe potuto uccidere molte altre persone. Dopo un rapido processo, durante il quale fu valutato mentalmente sano, Komaroff fu condannato a morte. La sentenza fu eseguita tramite fucilazione il 18 giugno 1923, insieme alla moglie Sofia, accusata di complicità.
Riferimenti Culturali
La figura di Vasili Komaroff ha avuto un impatto duraturo sulla cultura russa e sulla percezione dei serial killer nel paese. La brutalità dei suoi crimini e il numero elevato di vittime hanno reso la sua storia oggetto di numerosi studi criminologici e psicologici. Inoltre, il suo caso ha evidenziato le difficoltà delle autorità dell’epoca nel gestire e risolvere crimini di tale portata.
Libri
“The Butcher of Moscow” – Un approfondito studio criminologico che esamina la vita e i crimini di Komaroff, includendo dettagli sulle indagini e sulle tecniche investigative dell’epoca.
“Serial Killers: The Minds, Methods, and Mayhem of History’s Most Notorious Murderers” – Un capitolo dedicato a Komaroff, analizzando le sue motivazioni e il contesto storico in cui operava.
Documentari
“Serial Killers: The Russian Butchers” – Un documentario che esamina i più noti serial killer russi, con un segmento dedicato a Komaroff e alla sua brutale serie di omicidi.
“Moscow’s Darkest Secrets” – Questo documentario esplora i crimini che hanno sconvolto la capitale russa, con una sezione dedicata a Vasili Komaroff.
Conclusione
Vasili Komaroff, il “Macellaio di Mosca”, rappresenta uno dei capitoli più oscuri della storia criminale russa. La sua vita, segnata dalla violenza e dall’alcolismo, culminò in una serie di omicidi che terrorizzarono Mosca negli anni ’20. La sua cattura e condanna segnano un momento cruciale nella lotta contro i serial killer in Russia, lasciando un’eredità di orrore e monito per le future generazioni. La comprensione delle sue motivazioni e del suo modus operandi è fondamentale per prevenire simili atrocità in futuro e per mantenere viva la memoria delle sue vittime.
Potrebbe interessarti: Gli “Angeli della Morte”: Infermieri Serial Killer
Potrebbe interessarti: I Più Famosi Serial Killer Russi
Segui sui Facebook