Juan Díaz de Garayo, noto come “El Sacamantecas,” è uno dei serial killer più noti della storia criminale spagnola. La sua serie di crimini efferati nella provincia di Álava durante il XIX secolo ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva. Questo articolo esplora la sua vita, i suoi crimini e l’impatto culturale che ha avuto.
Biografia
Juan Díaz de Garayo Ruiz de Argandoña nacque il 17 ottobre 1821 a Eguílaz, un piccolo villaggio nella provincia di Álava, Spagna. Cresciuto in una famiglia di agricoltori con nove figli, la sua infanzia fu segnata dalla povertà e dalla mancanza di istruzione; era infatti analfabeta. A quattordici anni, durante la guerra civile, fu mandato dal padre a lavorare come bracciante agricolo, pastore e carbonaro nei villaggi circostanti.
Nel 1850 si trasferì a Vitoria, dove sposò una vedova con cui visse per tredici anni, avendo cinque figli, di cui tre sopravvissero. Dopo la morte della moglie nel 1863, si risposò con Juana Salazar, ma il matrimonio fu infelice e segnato da continui conflitti familiari. Dopo la morte della seconda moglie nel 1870 o 1871, cominciarono i suoi omicidi.
I Crimini
Il primo omicidio di Díaz de Garayo avvenne il 2 aprile 1870. La sua vittima era una giovane prostituta che strangolò e annegò in un torrente vicino a Vitoria. Questo crimine segnò l’inizio di una serie di omicidi brutali che terrorizzarono la regione. Tra il 1870 e il 1879, Garayo uccise almeno sei donne, tre delle quali erano prostitute. Il suo modus operandi prevedeva strangolamento, violenza sessuale e, in alcuni casi, mutilazioni.
Nel 1872, uccise una ragazza di 13 anni, un crimine che scosse profondamente la comunità. La brutalità dei suoi atti, che includevano spesso la violazione e l’apertura del ventre delle vittime per estrarre le viscere, alimentò il terrore e il panico a Vitoria.
Cattura e Esecuzione
Díaz de Garayo fu arrestato il 21 settembre 1880 dopo essere stato identificato come l’assassino di due donne e come colui che aveva tentato di uccidere una molinera. Durante la prigionia, mantenne un atteggiamento calmo e imparò a leggere e scrivere. Fu condannato a morte per garrota e fu giustiziato l’11 maggio 1881 nel Polvorín Viejo di Vitoria.
Modus Operandi
Díaz de Garayo agiva principalmente di notte, attaccando donne sole in aree isolate. Utilizzava la forza fisica per sopraffare le vittime, strangolandole e, in alcuni casi, annegandole o mutilandole. Le sue vittime erano spesso prostitute o donne vulnerabili che incontrava per strada. Non c’era un pattern chiaro nei suoi omicidi, rendendolo un assassino opportunistico. I suoi crimini erano motivati da impulsi sessuali e dalla rabbia, senza un apparente motivo economico o vendicativo.
Riferimenti Culturali
La figura di Díaz de Garayo ha avuto un impatto significativo sulla cultura spagnola, soprattutto nella letteratura e nel folklore. Conosciuto come “El Sacamantecas,” il suo nome è diventato sinonimo di terrore e brutalità. La leggenda del “Sacamantecas” era una storia usata per spaventare i bambini, e Díaz de Garayo è stato spesso citato come una rappresentazione reale di questa figura mitica.
Letteratura
Diversi autori hanno tratto ispirazione dalla storia di Díaz de Garayo. Nella sua novella “La familia de Errotacho,” Pío Baroja menziona erroneamente che Gregorio Mayoral Sendino iniziò la sua carriera di boia con l’esecuzione di Garayo, anche se Mayoral iniziò a operare più di un decennio dopo. Tomás Salvador racconta il trasferimento di Garayo da León a Vitoria nella sua opera “Cuerda de presos,” che vinse il premio nazionale di letteratura e fu adattata per il cinema nel 1956.
Nel 1985, Fabiola Maqueda Abreu pubblicò “Garayo, el Sacamantecas vitoriano,” un libro che esplora la vita e i crimini di Díaz de Garayo. Più recentemente, nel 2017, Jesús del Val scrisse “El Sacamantecas,” una narrazione dettagliata della vita di Garayo dalla sua infanzia fino alla sua esecuzione.
La leggenda del “Sacamantecas” continua a vivere nel folklore spagnolo. Utilizzato come monito per i bambini, la storia di un uomo che estrae il grasso dalle sue vittime per scopi malvagi è diventata parte della cultura popolare. Questo mito, radicato nelle vere atrocità commesse da Díaz de Garayo, serve come un macabro promemoria del potenziale umano per la malvagità.
Conclusione
Juan Díaz de Garayo, conosciuto come “El Sacamantecas,” rimane una delle figure più sinistre della storia criminale spagnola. I suoi crimini efferati hanno lasciato un’impronta duratura sulla comunità di Álava e sulla cultura spagnola in generale. La sua storia ci ricorda la necessità di vigilanza e giustizia, nonché l’importanza di comprendere le radici della violenza per prevenire future atrocità.
Attraverso la sua biografia, il suo modus operandi e i riferimenti culturali che ne sono derivati, Díaz de Garayo continua a essere un simbolo del lato oscuro della natura umana e un monito eterno del terrore che un singolo individuo può infliggere sulla società.
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