Mikhail Popkov, conosciuto come il “Lupo di Angarsk” e “Il Maniaco di Angarsk”, è uno dei più prolifici e brutali serial killer nella storia della Russia. Le sue azioni hanno sconvolto la nazione e il mondo intero, mettendo in luce le profondità dell’orrore umano. In questo articolo, esploreremo la biografia di Popkov, il suo modus operandi e i riferimenti culturali legati alla sua figura.
Biografia
Mikhail Viktorovich Popkov è nato il 7 marzo 1964 a Norilsk, nella regione del Krasnoyarsk Krai, in quella che allora era la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. Poco dopo la sua nascita, la famiglia si trasferì ad Angarsk, una città nella regione di Irkutsk, in Siberia. Popkov ha lavorato come poliziotto nella regione di Irkutsk, un lavoro che avrebbe poi utilizzato per guadagnarsi la fiducia delle sue vittime. Era sposato con Elena Popkova e aveva una figlia, Ekaterina.
Nonostante una facciata di normalità e rispetto, Popkov nascondeva una profonda misoginia e un odio verso le donne che considerava moralmente depravate. Questi sentimenti furono catalizzati da una falsa convinzione di infedeltà da parte della moglie, che Popkov usò come giustificazione per i suoi crimini. Il suo lavoro di poliziotto e, successivamente, di guardia di sicurezza, gli fornì le risorse e l’opportunità di commettere i suoi crimini senza destare sospetti immediati.
Modus Operandi
Il modus operandi di Popkov era estremamente crudele e metodico. Operava principalmente nelle ore notturne, indossando la sua uniforme da poliziotto per guadagnarsi la fiducia delle sue vittime. Le sue vittime erano per lo più donne tra i 19 e i 50 anni, spesso incontrate in stato di vulnerabilità, come dopo aver frequentato feste o aver camminato da sole di notte.
Popkov offriva un passaggio alle sue vittime, ma invece di portarle a destinazione, le conduceva in luoghi isolati. Qui, le costringeva a spogliarsi e le uccideva utilizzando una varietà di strumenti, tra cui coltelli, asce, mazze da baseball e cacciaviti. Dopo averle uccise, spesso abusava sessualmente dei loro corpi e li mutilava in modo orribile, guadagnandosi i soprannomi di “Lupo” e “Maniaco” di Angarsk per la ferocia delle sue azioni.
Dettagli sui Crimini e Vittime
Popkov mirava a donne che riteneva “immorali” o che si trovavano in situazioni vulnerabili. Le sue vittime venivano spesso attaccate dopo aver accettato un passaggio da lui mentre era in uniforme. Molte di loro erano incontrate fuori da bar, club o lungo le strade di Angarsk. Popkov le conduceva in aree remote dove le aggrediva, le torturava e le uccideva. L’uso di vari strumenti, come coltelli, asce e mazze, indicava una spinta sadica verso la violenza estrema.
Le indagini sui crimini di Popkov iniziarono negli anni ’90, quando una serie di omicidi di donne con modalità simili iniziarono a emergere. Nonostante numerosi interrogatori e l’analisi delle prove raccolte, Popkov riuscì a sfuggire alla cattura per quasi due decenni. Tuttavia, nel 2012, una nuova indagine con l’uso della tecnologia del DNA portò alla sua identificazione. Le tracce di un veicolo utilizzato dalla polizia, una Lada 4×4, trovate su diverse scene del crimine, furono una delle chiavi per collegare Popkov agli omicidi.
Nel gennaio 2015, Popkov fu condannato all’ergastolo per 22 omicidi e due tentati omicidi. Durante il suo processo, mostrò poco rimorso per le sue azioni. Nel 2018, confessò ulteriori 59 omicidi, portando il numero totale delle sue vittime a 78, e fu condannato a un secondo ergastolo. Nel luglio 2020, Popkov ammise di aver commesso altri due omicidi, portando il numero complessivo delle vittime a 83.
Indagine, arresto, processo e condanna
Le indagini sui crimini di Popkov iniziarono negli anni ’90, quando una serie di omicidi di donne con modalità simili iniziarono a emergere. Nonostante numerosi interrogatori e l’analisi delle prove raccolte, Popkov riuscì a sfuggire alla cattura per quasi due decenni. Tuttavia, nel 2012, una nuova indagine con l’uso della tecnologia del DNA portò alla sua identificazione. Le tracce di un veicolo utilizzato dalla polizia, una Lada 4×4, trovate su diverse scene del crimine, furono una delle chiavi per collegare Popkov agli omicidi.
Nel gennaio 2015, Popkov fu condannato all’ergastolo per 22 omicidi e due tentati omicidi. Durante il suo processo, mostrò poco rimorso per le sue azioni. Nel 2018, confessò ulteriori 59 omicidi, portando il numero totale delle sue vittime a 78, e fu condannato a un secondo ergastolo. Nel luglio 2020, Popkov ammise di aver commesso altri due omicidi, portando il numero complessivo delle vittime a 83.
Riferimenti Culturali
La storia di Mikhail Popkov ha ispirato diversi media culturali.
Libri
“The Red Ripper” di Peter Conradi
Questo libro offre una panoramica approfondita sulla vita e sui crimini di vari serial killer russi, inclusi dettagli su Mikhail Popkov.
“Serial Killers: True Crime Anthology 2014” di Peter Vronsky
Questo libro include una sezione dedicata a Popkov, descrivendo i suoi crimini e le indagini che hanno portato al suo arresto.
Documentari
“Killer Profile: Mikhail Popkov”
Questo documentario analizza il profilo psicologico di Popkov e i dettagli delle indagini che hanno portato alla sua cattura.
“World’s Most Evil Killers: Mikhail Popkov”
Una puntata di questa serie televisiva è dedicata a Popkov, con interviste a esperti e ricostruzioni dei suoi crimini.
Articoli
“Russian ‘Werewolf’ Serial Killer Mikhail Popkov Confesses to 59 More Murders” – The Guardian
Un articolo dettagliato che descrive le nuove confessioni di Popkov e l’impatto dei suoi crimini.
“Mikhail Popkov: The Russian Policeman Who Became One of the World’s Most Prolific Serial Killers” – BBC News
Questo articolo fornisce una panoramica sulla vita di Popkov, i suoi crimini e il processo giudiziario.
Queste fonti offrono una visione completa e dettagliata su Mikhail Popkov, i suoi crimini e le indagini che hanno portato alla sua cattura.
Conclusione
Mikhail Popkov, con la sua lunga lista di vittime e la brutalità dei suoi crimini, rimane uno dei serial killer più spaventosi e prolifici della storia russa. La sua storia è un terribile promemoria della capacità umana di compiere atti di estremo male, mascherandosi dietro una facciata di normalità. Le sue azioni hanno lasciato un segno indelebile nella storia criminale e continuano a essere oggetto di studi e analisi per comprendere meglio le profondità della psicopatia umana.
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