Shin’ichirō Azuma, noto con lo pseudonimo di Sakakibara, è nato il 7 luglio 1982 a Kōbe, in Giappone. Nel 1997, all’età di 14 anni, divenne tristemente famoso per una serie di omicidi che sconvolsero la nazione. Cresciuto in una famiglia apparentemente normale, Sakakibara ha mostrato fin dalla giovane età segni di disturbi comportamentali, spesso torturando e uccidendo animali. La madre, nonostante fosse stata avvertita dell’instabilità psicologica del figlio, mantenne un ruolo inflessibile nel spronarlo a ottenere risultati scolastici eccellenti, contribuendo forse al suo odio verso la scuola e la società in generale.
Il 10 febbraio 1997, Sakakibara aggredì due studentesse delle scuole elementari di Kōbe con un martello, lasciando una delle due gravemente ferita. Il 16 marzo dello stesso anno, colpì alla testa una bambina di dieci anni, che morì undici giorni dopo per le ferite riportate. Non contento, il giorno successivo ferì una bambina di nove anni al ventre.
Il 24 marzo 1997, Sakakibara strangolò un ragazzino di undici anni, ne decapitò il corpo e pose la testa sul muro d’ingresso della scuola. Nella bocca della vittima inserì una nota che sfidava la polizia a fermarlo, firmandosi come Sakakibara Seito. Il 28 giugno 1997, fu arrestato e condannato a un periodo di detenzione in strutture rieducative fino al raggiungimento della maggiore età. Fu rilasciato nel 2004 con la condizione di rimanere sotto supervisione.
Modus Operandi
Sakakibara attaccava le sue vittime con estrema brutalità, utilizzando principalmente armi bianche come martelli e coltelli. La sua violenza era caratterizzata da una rabbia feroce verso il sistema educativo e la società giapponese, sentimenti che esprimeva nei suoi proclami inviati ai giornali e alla polizia. Descriveva i suoi omicidi come offerte a un’entità divina di sua invenzione, giustificando le sue azioni come un modo per liberarsi dal proprio dolore infliggendo dolore agli altri.
Le sue vittime erano tutte giovani studenti, un fatto che contribuì a suscitare un’attenzione mediatica senza precedenti. La presenza costante della scuola come teatro delle sue tragedie e bersaglio degli assassinii sottolineava il suo odio verso l’istituzione scolastica. Sakakibara mostrava una pianificazione metodica nei suoi crimini, selezionando accuratamente le vittime e i luoghi degli attacchi per massimizzare l’orrore e la visibilità delle sue azioni.
Riferimenti Culturali
Il caso di Sakakibara ha avuto un impatto profondo sulla cultura giapponese e ha portato a significativi cambiamenti legislativi e sociali. Il suo arresto e la scoperta della sua giovane età portarono a un dibattito nazionale sulla responsabilità penale dei minori, culminato nell’abbassamento dell’età della responsabilità penale da 16 a 14 anni nel 2000.
Diversi elementi della storia di Sakakibara sono stati esplorati nei media e nella cultura popolare giapponese. Il suo caso ha ispirato libri, documentari e persino opere di finzione.
Libro autobiografico di Sakakibara: Nel 2015, Sakakibara ha pubblicato un’autobiografia intitolata “Zekka”. Questo libro racconta in dettaglio i suoi crimini e ha suscitato molta indignazione pubblica, soprattutto tra le famiglie delle vittime. Il libro è diventato un best seller in Giappone e ha venduto oltre 100.000 copie nella sua prima tiratura (US News Updates) (infobae).
Articoli di giornale e reportage: Vari articoli approfondiscono la storia di Sakakibara, le sue motivazioni e il contesto dei suoi crimini. Ad esempio, un articolo di Infobae offre un resoconto dettagliato delle sue azioni e delle conseguenze legali e sociali dei suoi atti (infobae). Un altro articolo de La República esplora le lettere minatorie che Sakakibara inviava ai giornali e la reazione della società giapponese ai suoi crimini (US News Updates).
Documentari e reportage televisivi: Anche se non ci sono documentari specifici su Sakakibara disponibili su piattaforme come Netflix, ci sono numerosi documentari sul tema dei crimini commessi da minorenni e la giustizia giovanile in Giappone. Questi possono fornire un contesto utile per comprendere meglio il caso di Sakakibara.
Conclusione
Sakakibara, noto come il “Ragazzo A”, rappresenta uno dei capitoli più oscuri della storia criminale giapponese. I suoi crimini brutali e la sua giovane età hanno scioccato una nazione, portando a importanti cambiamenti legislativi e a una riflessione profonda sulla salute mentale e il sistema educativo. La storia di Sakakibara continua a essere un monito del potenziale distruttivo nascosto dietro una facciata di normalità, e del bisogno costante di vigilanza e comprensione nel trattare con giovani che mostrano segni di disturbi comportamentali.
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