Il fenomeno del serial killer ha radici che risalgono ai tempi più remoti, anche se in passato non veniva definito in questi termini. Nella storia criminale dell’umanità si sono succeduti centinaia di “pazzi sanguinari”, “lupi mannari”, “vampiri”, “maniaci omicidi”, “assassini a catena” e “pluriomicidi” che, in effetti, possedevano molte delle caratteristiche dei serial killer moderni. Questi serial killer cenni storici ci mostrano come l’istinto omicida e la ripetizione seriale dei crimini fossero presenti già nelle epoche antiche, pur essendo interpretati in modo diverso rispetto a oggi.
Ad esempio, gli imperatori romani Nerone e Caligola erano degli assassini seriali in piena regola: la maggior parte dei loro omicidi non era motivata da una semplice brama di potere e, spesso, uccidevano solo per il gusto di uccidere, per sperimentare nuove emozioni ed uscire dalla monotonia della loro vita quotidiana.
Nerone, per esempio, utilizzò il veleno per uccidere il fratellastro Britannico, poi, dopo un tentativo fallito, fece uccidere la madre Agrippina e la zia paterna. Raggiunse il culmine delle sue atrocità, come è noto, dando l’ordine di far bruciare Roma e assassinando, così, tante persone innocenti: non contento, accusò i cristiani di essere gli incendiari e ne fece massacrare quanti più possibile, con modalità anche molto cruente.
Serial Killer cenni storici: Impero Romano
Caligola, invece, amava assistere agli spettacoli violenti e provava un gusto sadico nell’assistere a torture ed esecuzioni capitali. Una volta morto l’imperatore Tiberio (anche lui un “serial killer” in quanto aveva l’abitudine di gettare in mare da una rupe ragazzi giovani dopo aver soddisfatto le sue voglie omosessuali e pedofile), Caligola assunse il potere e si rese responsabile di una serie di uccisioni totalmente indiscriminate e gratuite: un giorno, innervosito dalla confusione delle persone che si ammassavano davanti l’ingresso di un circo, ordinò alle sue guardie di bastonarle fino ad ucciderne almeno una cinquantina. Il suo motto preferito pare che fosse “Colpisci forte, ma in maniera che quello si accorga di crepare”.
Secondo Michael Newton (2005), lo studioso contemporaneo che più di ogni altro si è occupato dell’analisi internazionale del fenomeno, il primo caso documentato di omicidio seriale sarebbe da considerarsi quello di Locusta, un’avvelenatrice professionista attiva a Roma durante il II secolo d.C. Sembra che Locusta fosse di origine gallica e avesse un negozio sul monte Palatino in cui vendeva veleni ed elisir di ogni tipo. La donna era molto popolare in città, perché conosceva tutta la farmacologia tossica dell’epoca, sapeva dove e come procurarsi le sostanze più velenose e più adatte agli omicidi che le venivano commissionati e sapeva miscelarle alla perfezione. Tra i servizi resi, risulta esserci anche l’omicidio dell’imperatore Claudio ad opera della moglie Agrippina, con un piatto di funghi avvelenati preparati, per l’appunto, dalla celebre avvelenatrice. Ma anche Nerone utilizzò il suo talento letale: ubbidendo ai suoi ordini, la donna uccise almeno una quindicina di persone e altre cinque omicidi risultano compiuti da Locusta per “semplice soddisfazione personale”, anche se è possibile che il numero complessivo di omicidi compiuti sia di molto superiore.
Serial Killer cenni storici: età moderna.
In tempi più moderni, nel XIV e XV secolo, assistiamo in Europa alla nascita dell’omicidio seriale di natura sessuale e/o delirante, equiparabile alla concezione moderna del fenomeno e completamente slegato dalla conquista del potere politico (come era stato, per esempio, nel caso degli Imperatori romani, ma anche di Locusta, come abbiamo appena visto). Gli assassini seriali fanno la loro comparsa nella classe contadina, ma soprattutto in quella nobiliare. E’ lì, infatti, che, complice la legge, gli aristocratici sono liberi di uccidere per sconfiggere la noia e questa è una delle differenze principali con il serial killer moderno che proviene solitamente da classi sociali svantaggiate e ha avuto un’infanzia traumatica, come vedremo successivamente. Un tipico esempio di assassino seriale aristocratico dell’epoca è rappresentato dal maresciallo di Francia, Gilles de Rais che, secondo i resoconti dell’epoca, si sarebbe reso responsabile di circa 800 omicidi di bambini. Dopo un’infanzia caratterizzata dalla morte di entrambi i genitori e un’adolescenza in cui il giovane Gilles impara ad uccidere come un guerriero, cominciano i rituali omicidiari all’interno del suo castello. Si iniziava con una cena molto lunga e piena di cibi prelibati, finita la quale Gilles de Rais si ritirava nelle sue stanze, scortato da un cameriere e dal bambino di turno rapito dai suoi procacciatori, gente fidata che lui incaricava di aggirarsi per i villaggi alla ricerca di nuovi bambini. Dopo ogni tipo di piacere sadico, quando si stancava delle sue piccole vittime, Gilles uccideva personalmente il bambino o lo faceva uccidere dai suoi valletti. Tante erano le modalità con cui veniva effettuato l’omicidio: in alcuni casi li decapitava, in altri li smembrava, in altri ancora rompeva il collo dei bambini con un bastone o compiva vere e proprie esecuzioni con un pugnale utilizzato appositamente per questi riti. In alcuni casi, Gilles de Rais esercitava le sue sfrenatezze sessuali sui bambini prima di ucciderli, ma, in altri casi, preferiva svolgerle dopo averli uccisi, quando i corpicini erano ancora caldi.
Un altro caso storico famoso riguardante l’aristocrazia è quello che vede coinvolta la contessa ungherese Erzsebet Bathory che, nel 1611, viene condannata a morte per aver torturato e sgozzato circa 650 giovani donne, allo scopo di farsi il bagno nel loro sangue, ritenendolo pieno di proprietà rigeneranti per la pelle. A questi rituali omicidiari partecipavano come complici diversi maggiordomi e domestiche che, su ordine della loro padrona, torturavano dinanzi ai suoi occhi le giovani donne, in maniere tanto efferate quanto cruente, fino a procurarne la morte. Anche in questo caso, fu il titolo nobiliare della contessa e l’estrema povertà delle giovani vittime a consentirle di esercitare indisturbata le sue nefandezze per più di dieci anni.
Ma sicuramente il caso più celebre dell’epoca moderna, che segna l’inizio dell’omicidio seriale così come noi lo intendiamo oggi, è quello di Jack the Ripper, più conosciuto come Jack lo Squartatore. Nessun omicida prima di Jack aveva mai avuto la sua risonanza mediatica e intorno al caso del terribile assassino si concentrò l’attenzione di quasi tutta l’Europa. Sicuramente non è stato l’assassino seriale più sadico della storia del crimine, nonostante l’indiscutibile violenza dei suoi delitti: forse, però, proprio il fatto che nessuno sia mai riuscito a scoprire la sua vera identità ha contribuito in maniera determinante a costruire la leggenda di Jack lo Squartatore, figura che, nel corso degli anni ha assunto sempre più i contorni del mito. Praticamente tutti gli studiosi moderni di criminologia hanno avanzato le più disparate opinioni sull’identità del misterioso assassino, ma nessuno di essi ha potuto corroborare con dati inoppugnabili il nome del sospettato di turno.
Serial Killer cenni storici: i più famosi nell’immaginario collettivo.
Le vittime attribuite unanimemente dagli studiosi a Jack lo Squartatore sono cinque e tutte prostitute, uccise nella zona popolare di Londra, Whitechapel: Mary Ann Nichols, uccisa il 31 agosto 1888, prima soffocata e poi pugnalata; Annie Chapman, uccisa l’8 settembre 1888, prima soffocata, poi pugnalata e infine sventrata; Elisabeth Stride, uccisa il 30 settembre 1888 senza alcuna mutilazione, forse a causa di un’interruzione che costrinse Jack a scappare; Catherine Eddowes uccisa la stessa sera, poche ore dopo l’altra prostituta (qui il corpo presenta profonde mutilazioni e un rene viene portato via dall’assassino come “trofeo”) e infine Mary Jane Kelly, uccisa il 9 novembre 1888 in modo ancora più violento. La donna era incinta di tre mesi e l’assassino porta via con sé l’utero e il feto. Il corpo della donna viene completamente sventrato, mutilato e squarciato: parti del corpo, come già detto, non sono mai state ritrovate, altre sono state poste accanto al cadavere secondo quello che sembra essere un macabro rituale.
Jack lo Squartatore smise improvvisamente di uccidere: al riguardo molte sono state le teorie portate avanti, ma anche in questo caso, nessuna di esse ha mai trovato riscontro. L’assassino sfidò la polizia a più riprese, inviando lettere beffarde nelle quali invitava i poliziotti a catturarlo “se ne erano capaci”, lasciò anche diversi indizi sulla sua identità e spedì plichi postali al commissariato di Scotland Yard che contenevano alcune parti dei corpi dei cadaveri.
All’epoca, gli investigatori londinesi ipotizzarono anche che Jack Lo Squartatore potesse far parte di una potente setta satanica, per conto della quale effettuava dei violenti rituali di morte che necessitavano di sacrifici umani, ma anche questa ipotesi non ha mai trovato riscontro. Spesso si è parlato di un coinvolgimento diretto di membri dell’aristocrazia inglese, ipotizzando addirittura la responsabilità di soggetti facenti parte della famiglia reale.
Ciò che è certo è che le donne che furono assassinate non subirono mai violenza sessuale, anche se l’odio che l’assassino provava nei confronti della figura femminile e il legame con la sessualità erano evidenti dalla ferocia e dal tipo di mutilazioni compiute sulle vittime, che confermano come spesso dietro gli omicidi seriali si nasconda la distruttiva e sadica associazione di sesso e morte. A conferma di ciò, le zone asportate e mai ritrovate del corpo delle vittime sono le zone genitali, l’utero, i seni e così via.
Serial Killer cenni storici: conclusioni su questo excursus storico.
Ma, forse, l’aspetto più importante della storia di questo assassino è che fu proprio con le sue gesta che gli investigatori iniziarono a domandarsi cosa muove la mano di un serial killer a compiere delitti così efferati. Fu con il suo caso che studiosi e ricercatori di tutto il mondo cominciarono a chiedersi chi è il serial killer, come si presenta nella vita di tutti i giorni, da cosa può essere riconosciuto e soprattutto se possa essere riconosciuto, al fine della cattura. Qual è la sua personalità, qual è la sua famiglia, quali sono le sue competenze nello svolgere mutilazioni così precise, nel caso in cui queste vengano compiute, quali sono i reali motivi che lo spingono a cercare la morte di persone che spesso non conoscono neanche. E’ con lui, quindi, che nasce la mentalità moderna tesa a comprendere gli elementi cardine riguardanti il profilo dell’assassino seriale.
Fonte: Trisciuoglio, B. Il Serial Killer: Profilo Psicologico, Classificazione e Tecniche Investigative. Tesina presentata per il Corso di Formazione in Psicologia Giuridica, Psicopatologia e Psicodiagnostica Forense presso l’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica, 2010.
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