Lun, 24 Marzo, 2025
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Gli assassini seriali nel mondo: tabelle e statistiche.

by Leonardo Povia
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PAESENUMERO%
Stati Uniti129157,94
Italia1215,43
Inghilterra1044,67
Francia723,23
Germania703,14
Ex Unione Sovietica502,24
Cina472,11
Australia411,84
Sud Africa381,70
Messico291,30
Canada261,17
Giappone231,03
Ungheria190,85
Brasile180,81
Iran150,67
Ex Jugoslavia, Spagna140,63
Corea120,54
Austria110,49
Olanda, Grecia100,45
Polonia, Scozia90,40
Belgio, India80,36
Svizzera, Zaire, Columbia60,27
Pakistan, Argentina50,22
Egitto, Iraq, Romania, Perù, Ruanda40,18
Bermude, Singapore, Danimarca, Galles30,13
Svezia, Irlanda, Nigeria, Indonesia, Nuova Zelanda, Thailandia, Kenya, Israele, Yemen    2    0,09
Polinesia, Venezuela, El Salvador, Turchia, Bolivia, Ex Cecoslovacchia, Taiwan, Siria, Costarica, Bahamas, Algeria, Sierra Leone, Filippine, Ecuador, Norvegia, Albania, Marocco, Afghanistan, Zimbabwe, Emirati Arabi Uniti, Bangladesh, Guatemala, Vietnam              1              0,04
Varie nazioni582,60

Tabella 3: Località degli omicidi seriali, De Luca (2006)

Dall’analisi della distribuzione geografica, risulta evidente che l’omicidio seriale è un fenomeno maggiormente diffuso nei paesi più industrializzati ed evoluti tecnologicamente, anche se questi dati vanno interpretati con cautela a causa della sicura incidenza del “numero oscuro”, di cui parleremo a breve.

Nel continente americano, è presente il numero più alto di assassini seriali rispetto a tutto il resto del mondo (62%) e, insieme all’Europa, la percentuale raggiunge l’88%, dimostrando come l’omicidio seriale sia un tipo di reato specifico della società più industrializzata, in accordo con la teoria dei bisogni progressivi formulata da Wilson e Seaman, di cui abbiamo parlato.

I serial killer, inoltre, sono attivi soprattutto negli agglomerati urbani e si tratta di una scelta logistica che ha implicazioni prettamente pratiche: più grande è il centro urbano, maggiore è la possibilità per l’assassino seriale di uccidere vittime sconosciute senza essere identificato e mimetizzandosi nell’anonimato garantito dalla città.

Per quanto riguarda la tipologia dei serial killer, la maggioranza di loro agisce individualmente (72% circa), mentre coloro che agiscono in coppia o in gruppo si attestano su percentuali diverse (rispettivamente il 12% e il 16%).

Relativamente, invece, al sesso, la stragrande maggioranza degli assassini seriali sono uomini (84%), anche perché alcuni casi che vedono coinvolta una donna quale offender non sono classificati come casi di omicidio seriale, a causa della riluttanza esistente in molti esperti nell’affrontare l’argomento della donna come serial killer.

Il serial killer predilige in genere il contatto fisico con le vittime, ma soprattutto gli uomini, hanno bisogno di “toccare” concretamente la vittima di turno per amplificare la sensazione di potere che gli deriva dal raggiungimento del totale controllo di un altro essere umano. E, infatti, rispetto ai delinquenti comuni, il serial killer uomo raramente utilizza armi da fuoco, mentre preferisce strangolamenti, soffocamenti e annegamenti come modalità di uccisione delle sue vittime. Le donne, invece, nella maggior parte dei casi (66%) prediligono l’uso di sostanze venefiche come mezzo di offesa.

Inoltre, il serial killer è di solito un uomo giovane, al momento del suo primo delitto ha, in media, 29 anni, è generalmente un soggetto di razza bianca (83% dei casi) che, se eterosessuale, uccide di preferenza le donne (55% dei casi).

Concentrando l’attenzione sul serial killer italiano, De Pasquali (2004, pp 40- 41) afferma che l’approccio alle vittime avviene prevalentemente (55%) tramite l’aggressione diretta e immediata, in un blitz, anche utilizzando l’elemento sorpresa.

E’ anche frequente (37%) che il killer avvicini la vittima con scuse, sotterfugi, raggiri o con l’inganno: nel 7% dei casi, l’assassino si intrattiene con la vittima a chiacchierare prima di ucciderla. Il posto in cui avviene l’omicidio, nel 45% dei casi, è l’abitazione dell’assassino o della vittima, mentre nel 25% dei casi l’omicidio si consuma in luoghi aperti (strada, bosco, ecc). Il 10% degli omicidi avviene nei luoghi pubblici chiusi (negozi, ospedali, ecc), il 10% dei delitti si perpetra all’interno dell’autoveicolo del killer.

I mezzi usati per uccidere sono, come abbiamo detto, armi bianche (16%), corpi contundenti (12%), le proprie mani (10%), lacci e legamenti (7%), farmaci e veleni (4%), ma anche armi da fuoco.

Dopo l’omicidio, nel 60% dei casi il cadavere viene lasciato sul posto, solo nel 10% viene trasportato altrove. Il corpo è nascosto o seppellito nel 15% delle circostanze, oppure fatto dissolvere (bruciato, bollito) nell’8%.

Gli omicidi avvengono nel 70% dei casi nel nord Italia, nel 17% al centro, l’8% al sud, il 2% nelle isole e altrettanti all’estero.

I serial killer italiani sono uomini all’apparenza normali, nati prevalentemenete al nord in famiglie povere di affetti o caratterizzate da genitori con disturbi mentali. In alcuni casi, sono stati abbandonati in orfanotrofio. Traumi psicofisici importanti hanno spesso preceduto, ma non determinato, l’inizio della catena omicidiaria. Al compimento del primo omicidio il serial killer ha 30 anni, all’ultimo ne ha 34, è celibe, con uno scarso inserimento sociale, pochi rapporti interpersonali. Ha un lavoro non qualificato, oppure è disoccupato, spesso soffre di disturbi psichici. Il comportamento durante il delitto è di tipo organizzato, dopo l’omicidio i serial killer si intrattengono con il cadavere, mettendo in atto comportamenti necromanici, quindi si allontanano, lasciando sul luogo del delitto la vittima, alla quale sottraggono oggetti personali. All’arresto non oppongono resistenza e confessano i delitti dopo interrogatori non troppo pressanti. Al processo non si pentono e affermano che, se lasciati liberi, riprenderanno ad uccidere: i serial killer che hanno ottenuto una qualche forma di libertà, hanno ripreso la serie omicidiaria dove l’avevano interrotta.

Le vittime accertate dei serial killer italiani hanno in media 39 anni e sono sia maschi (60%) che femmine (40%), appartengono a tutte le classi sociali e svolgono le più diverse attività lavorative: nella maggior parte dei casi sono uccise per motivi sessuali. La prostituta è la vittima prediletta del serial killer italiano, ma alcuni di loro preferiscono uccidere bambini.

Ovviamente, nel considerare i dati statistici menzionati fino ad ora, dobbiamo tenere conto del numero oscuro: esso rappresenta quella quota di casi che, in ogni tipo di reato, non vengono registrati dalle agenzie di controllo e, quindi, non finiscono nelle statistiche ufficiali, perché non sono stati denunciati dalla vittima oppure perché non vengono scoperti o, ancora, perché l’indiziato non viene condannato. Ovviamente, nei casi di omicidio, il numero oscuro è più basso che negli altri tipi di reato, in quanto questo tipo di reato provoca un forte impatto sociale e sollecita investigazioni approfondite. Ma, per esempio, tra le numerose persone che scompaiono ogni anno, sicuramente alcune sono vittime di assassini seriali che non sono ancora stati identificati: il problema è amplificato al massimo negli Stati Uniti dove omicidi commessi a centinaia di chilometri di distanza possono essere opera dello stesso assassino.

Ma può anche capitare che serie di omicidi vengano interrotte bruscamente prima che la polizia riesca a collegare tra loro i vari omicidi. In questo caso, si possono formulare quattro ipotesi:

  • l’assassino seriale è morto o si è suicidato;
  • il serial killer è stato arrestato per un altro crimine che non ha niente a che vedere con la serie omicidiaria ed è costretto a scontare una lunga pena detentiva;
  • l’assassino seriale ha cambiato zona di operazione a causa di un trasferimento lavorativo, di motivazioni personali o perché si sente braccato e decide di andare ad uccidere in un’altra città; in questo caso, può modificare il suo modus operandi, facendo in modo che due serie di omicidi non vengano mai collegate;
  • la compulsione che spinge l’assassino seriale ad uccidere può interrompersi perché avviene un cambiamento nella sua vita che lo porta a rivivere gli omicidi solo nella sua fantasia aggressiva o investe l’energia in altre attività per lui estremamente gratificanti.

Proprio per evitare che assassini seriali cambino luogo d’azione senza che i loro omicidi vengano mai messi in relazione, nel 2000 è nata “La Banca Dati Europea sui Serial Killer” (E.S.KI.DA.B 2000), ovvero una banca dati europea sui serial killer aggiornata al 2000. La versione attuale viene aggiornata mensilmente, con l’aggiunta di nuovi casi e l’inserimento di nuovi dati nei file riguardanti i nominativi già inclusi. La finalità è quella di analizzare le caratteristiche del’omicidio seriale nei diversi paesi europei e riconoscere quelle simili o compatibili, in quanto, con l’abbattimento delle frontiere, molti assassini seriali possono uccidere indisturbati in vari paesi senza che gli investigatori possano capire mai che gli omicidi vengono compiti dalla stessa mano.

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