E’ raro trovare degli studi sull’omicidio commesso da donne e sono ancora più rare le ricerche sugli omicidi seriale commessi da quest’ultime. Alcuni autori sono propensi, erroneamente, a credere che non esistano donne serial killer, in quanto considerano l’assassino seriale come colui che uccide con un movente sessuale, manifestano una o più perversioni. Anche gli autori che ammettono la presenza femminile negli omicidi seriali tendono a sottostimarla rispetto ai dati reali.
E’ sicuramente vero che esistono differenze tra il serial killer uomo (che, semmai uccide più spesso della donna per motivazioni sessuali) e il serial killer donna, ma è anche vero che il fenomeno va assolutamente preso in considerazione in quanto dati europei sostengono che sia in aumento. Le assassine seriali spesso optano per l’uccisione mediante sostanze venefiche e strangolamento, per ragioni di forza fisica, adescano le vittime con grande astuzia e abilità , spesso utilizzando tecniche seduttive e, nella maggior parte dei casi, uccidono una persona che già conoscono. L’occupazione prevalente delle assassine seriali sembra essere quella della casalinga, seguita da professioni quali l’infermiera, la domestica e la cameriera. Le donne serial killer, spesso, riescono a portare avanti per anni la loro catena di omicidi e, dal punto di vista investigativo, sono ancora più difficili da scoprire e da catturare dei loro corrispettivi maschili. La scelta delle armi, l’accurata selezione delle vittime, la loro facciata di insospettabilità e una generale reticenza a ritenere le donne capaci di atroci delitti sembrano essere tutti gli elementi alla base delle difficoltà investigative.
Le donne che uccidono non torturano le vittime prima di ucciderle e non si gratificano sessualmente dalle loro sofferenze. Le vittime prescelte sono spesso amanti, mariti, genitori, figli, parenti e conoscenti e gli omicidi si compiono, solitamente, nella casa dell’assassina o nel luogo in cui lavora.
Volendo riportare la classificazione effettuata da Kelleher (1970), le categorie di donne serial killer sono le seguenti:
La vedova nera che uccide sistematicamente mariti, amanti o altri membri della famiglia. E’ la più attenta e metodica delle assassine seriali e il suo movente, solitamente, è di tipo economico. Inizia ad uccidere in età matura, è manipolativa, intelligente e paziente;
L’angelo della morte che uccide spesso negli ospedali e nelle case di cura attaccando i pazienti di cui si occupa. Le motivazioni sembrano essere differenti, ma, di solito, uccidono per un bisogno dell’Io onnipotente di scegliere della vita e della morte delle persone. Purtroppo è l’assassino seriale che viene scoperto dopo degli altri, in quanto gli omicidi sembrano avvenire per cause naturali e le amministrazioni ospedaliere non pensano che ci possa essere un serial killer nelle loro strutture;
La predatrice sessuale che agisce da sola e sceglie le proprie vittime in base al sesso. Il movente principale di questi delitti è, quindi, di natura sessuale;
La vendicatrice che uccide sistematicamente le vittime per motivi di gelosia o di vendetta. Di solito uccide i membri della sua stessa famiglia ed è motivata da un incontenibile senso di rifiuto e di abbandono;
L’assassina per profitto che uccide le vittime durante la commissione di altre attività criminali oppure per un guadagno economico. Di solito agisce da sola e concentra la sua energia distruttiva fuori dalla famiglia;
L’assassina in gruppo che uccide con altre donne o con uomini e i suoi omicidi sono i più brutali e di natura sessuale, anche se i motivi possono essere diversi ed è possibile che la donna non uccida personalmente, ma abbia solo un ruolo accessorio negli omicidi;
L’assassina psicotica che soffre di psicosi ed uccide in risposta ad un delirio interiore accompagnato da allucinazioni.
Quando le vittime sono bambini, a determinare l’omicidio seriale concorre una delle seguenti cause:
La sindrome di Munchausen per procura per il quale la donna inventa o procura sintomi nei propri figli e poi li sottopone ad una serie di esami ed interventi medico-chirurgici che raggiungono il risultato di danneggiarli o anche di ucciderli. Durante le malattie dei figli, la maggior parte di queste madri vive negli ospedali o vi trascorre molto tempo, spesso inizia la sua serie omicidiaria su animali domestici o su se stessa. L’obiettivo delle assassine seriali che soffrono di questo disturbo (a cui si associa una depressione latente) è di essere al centro dell’attenzione, di apparire affettuosa ed essere considerata un’ottima mamma dagli altri;
Il complesso di Medea che consiste nell’omicidio della prole, attuato per punire il marito, al quale si sottraggono per sempre i figli, in un delirio di onnipotenza omicida (“io ho dato loro la vita, io posso toglierla”) e di estromissione del padre che l’ha ferita.
L’assassina psicotica che soffre di psicosi ed uccide in risposta ad un delirio interiore accompagnato da allucinazioni.
La complessitĂ delle donne serial killer, come evidenziato, offre uno spaccato inquietante ma essenziale per comprendere una realtĂ criminologica spesso sottovalutata. La loro capacitĂ di agire nell’ombra, sfruttando ruoli socialmente insospettabili e tecniche meno evidenti rispetto ai loro corrispettivi maschili, rende queste figure estremamente difficili da individuare e analizzare. Tuttavia, l’aumento di casi riportati e l’approfondimento degli studi dimostrano l’importanza di un approccio investigativo piĂą attento e privo di stereotipi di genere.
Riconoscere la varietĂ dei profili, come quelli classificati da Kelleher, permette di delineare meglio i motivi e le modalitĂ di azione, contribuendo così non solo alla giustizia, ma anche alla prevenzione. Studiare questo fenomeno è fondamentale per comprendere come le dinamiche culturali, psicologiche e sociali influenzino il crimine, offrendo una prospettiva piĂą completa su un argomento ancora avvolto da pregiudizi e zone d’ombra.
Fonte: Trisciuoglio, B. Il Serial Killer: Profilo Psicologico, Classificazione e Tecniche Investigative. Tesina presentata per il Corso di Formazione in Psicologia Giuridica, Psicopatologia e Psicodiagnostica Forense presso l’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica, 2010.
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